L’esplorazione di Marte: parte 2

Benvenuti, riprendiamo da dove ci siamo lasciati nel mio ultimo articolo.

Iniziamo quindi dalla missione NASA Mars Odyssey, la prima del nuovo millennio per l’esplorazione del pianeta rosso.
L’orbiter è entrato nell’orbita marziana nel 2001 e la sua missione era quella di trovare prove della presenza attuale o passata di acqua e ghiaccio, nonché quella di studiare la geologia del pianeta e la quantità di radiazioni presenti.
La caratterizzazione del livello di radiazioni è di fondamentale importanza per le future missioni con astronauti, per poter stimare quali sono i rischi per la salute.

L’orbiter Mars Odissey

Per fare le misurazioni il Mars Odyssey si serviva principalmente di due strumenti: una termocamera e uno spettrometro.
Il Gamma Ray Spectrometer ha rilevato quantità significative di idrogeno sia nell’alta atmosfera, che sulla superficie del pianeta probabilmente dovute a grandi depositi sotterranei di acqua congelata.

Mars Express

La missione successiva, Mars Express, fu invece lanciata dall’European Space Agency (Esa) e raggiunse Marte nel 2003.
Arrivata al pianeta rilasciò il lander che trasportava, che però non divenne mai operativo a causa di problemi con i panelli solari e con l’antenna.
In compenso l’orbiter rivelò tracce di metano nell’atmosfera, un potenziale segno di vita biologica presente o passata.
Ad oggi la spiegazione prevalente per la presenza di metano è quella legata ad un attività vulcanica.
Inoltre fu la prima missione a confermare che anche su Marte avvenivano le aurore.

Grafica dei principali processi che producono metano

Nel gennaio del 2004 fu la volta dei rover gemelli NASA Spirit e Opportunity.
Entrambi atterrarono con successo, prima Spirit e poi Opportunity tre settimane dopo dalla parte opposta del pianeta.

Il rover opportunity

Le specifiche dei rover prevedevano che avrebbero funzionato per almeno novanta giorni, ma tali specifiche sono state ampiamente superate.
Infatti Spirit ha funzionato correttamente fino al 2010, mentre Opportunity fino a metà del 2018.
I due rover hanno raccolto in questo periodo una grande quantità di informazioni sul suolo marziano, specialmente sulla sua composizione chimica.

Mars Reconnaissance Orbiter

La successiva missione è stata Mars Reconnaissance Orbiter, del 2006, che direttamente dall’orbita ha studiato il clima e la superficie marziana con il fine di avere maggiori informazioni per future missioni.
Probabilmente però la missione recente di maggiore importanza è quella del Mars Science Laboratory lanciata dalla NASA il 26 Novembre del 2011: La sonda ha raggiunto Marte il 6 agosto 2012 e ha completato correttamente il rilascio del rover Curiosity.

Un selfie scattato dal rover Curiosity

Questo rover era estremamente più avanzato di quelli precedenti sia in termini di strumentazione che di mobilità.
Per fare un esempio: Curiosity era dotato di un laser infrarosso che permetteva di vaporizzare e analizzare lo spettro (quindi di ricavare la composizione) di una roccia a 7 metri di distanza.

Rappresentazione artistica del funzionamento del laser

Inoltre era dotato di numerosi strumenti che permettevano di misurare vari parametri climatici, il livello di radiazione e di scattare immagini in alta risoluzione.

Orbiter e Lander di ExoMars

L’ultima missione di cui parliamo è la ExoMars Trace Gas Orbiter, missione Esa del 2016, che si occupa dello studio della composizione atmosferica e della rivelazione della presenza di tracce di metano, fondamentale indizio per la possibile presenza di vita biologica di base.
La sonda raccoglie informazioni sulla quantità di una miriade di composti chimici gassosi legati alla presenza del metano, per cercare di caratterizzare quali siano i processi formativi in gioco.
Il lander associato alla sonda, lo Schiaparelli EDM lander, è stato distrutto nelle fasi di atterraggio ma ha fornito importanti informazioni durante la fase di discesa.

Per oggi è tutto, nella prossima puntata parleremo di cosa ci riserva il futuro dell’esplorazione marziana.

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